| CAPITOLO 2-CHI SEMINA RACCOGLIE
- Shinichi. - S… Senti… Io… - Sono stanca di essere trattata così. Sono stanca. Già mi bastano i miei rimorsi, senza che tu venga a rovinare i pochi momenti in cui mi sento un po’ felice! Credi che io non sappia cosa significa soffrire? Lo so, lo so benissimo. Forse sono l’unica persona che ti può capire davvero. Anche io ho perso la persona più importante della mia vita, sai??? Ed ancora oggi la sua è una mancanza feroce… Io posso capire come ti senti, Shinichi, ma non è per questo che devi accusare gli altri. - Scusa. Sono stato troppo brusco con te. Lo ammetto. - Beh… Allora okay. Amici come prima? - Amici come prima. - Tornerai a scuola, prima o poi? - Penso che tornerò domani. - Grandioso, allora. Ci si vede, Shinichi.
Shiho iniziò a percorrere a grandi passi il vialetto, poi si girò un attimo.
- Ah, una cosa… Non sentirti in colpa per Ran. A differenza di ciò che è accaduto ad Akemi, Ran non è morta per colpa tua.
In pochi secondi Shiho sparì alla vista di Shinichi.
Era una ragazza forte, Shiho. Era riuscita a sopportare per tanto tempo il silenzio e la freddezza con cui l’aveva oppressa, ed aveva fatto male, perché Shiho era forse l’unica persona che poteva veramente capire come si sentiva in quel momento.
Decise che avrebbe seguito il suo consiglio. L’indomani sarebbe tornato a scuola. Preparò la cartella e si stese davanti al fuoco.
Avrebbe davvero voluto continuare a vivere, a pensare al futuro, non solo al passato. Ma la mancanza di Ran era ancora troppo fresca e troppo feroce e non poteva fare a meno di perdersi nelle sue foto, nelle foto di Ran, della ragazza che non avrebbe mai potuto dimenticare; nel suo cuore non c’era spazio per nessun’altra che lei. E proprio per questo quel vuoto gli riusciva così intollerabile…
Quella mattina si preparò di malavoglia e uscì di casa sbattendo il portone. Le sue scarpe affondarono nella neve soffice che aveva sommerso la città.
All’improvviso sentì una palla di neve che lo aveva colpito dietro alla nuca. Si girò di scatto e vide Shiho piegata in due dalle risate.
- Scu… Scusami ma sei così buffo! Sei tutto coperto di neve… Perdonami… Non ho saputo resistere… - Shiho… - Sì? - Lo sai che chi semina raccoglie? - Eh?
Arrivarono a scuola pieni di neve dalla testa ai piedi.
- Sei molto poco cavaliere, eh… - Sei tu che hai cominciato… - Vabbeh… - Comunque grazie. - Mmh, per cosa? - Se non fossi venuta, non so se avrei avuto il coraggio di mettere piede in classe. Mi spaventa rivedere il vecchio banco di Ran… L’aula dove lei e Sonoko chiacchieravano, ecco… Tutti i posti in cui… - I posti in cui Ran ha vissuto e tu hai interagito con lei. - Sì, esatto! Hai proprio ragione. - Non farti problemi a parlarmi di lei, se vuoi. Io sono qui ad ascoltarti. - Lo stesso vale per Akemi. Anche lei ti manca molto, vero? - Sì… A volte vorrei solo che ci fosse ancora per poterle dire tutto quello che non le ho detto… Per dirle che… - … Che le volevo bene e che era la persona più importante della mia vita. - Sì, proprio così. Allora… Ce la fai? Riesci ad entrare? - Sì. Devo.
Shinichi tirò un grande sospiro. Un passo. Un altro. Era dentro.
La classe.
QUELLA classe.
Il banco di Ran.
Sapeva che un’ondata di tristezza lo avrebbe travolto, ma non credeva così grande, non credeva che avrebbe fatto di nuovo così male e non riuscì a frenare le lacrime.
- Tutto okay?
Shiho gli aveva appoggiato una mano sulla spalla. Come Ran. Come faceva sempre Ran quando si sentiva giù di morale.
- Non sei obbligato ad entrare, se non ce la fai, davvero. - No, devo.
Mossi pochi passi fu dominato dalla figura di Sonoko.
- Ah, allora sei tornato.
Avrebbe dovuto immaginare che Sonoko avrebbe avuto quella reazione. Dopotutto era la migliore amica di Ran. Era più che giusto e naturale. Ma quella vista immediata lo colse di sorpresa.
- Ah, ciao, Sonoko… - Ciao, Sonoko, dici tu, eh??? Vedo che sei proprio senza ritegno… - Che intendi, scusa? - Vedo che non ci hai messo poi molto a rimpiazzare Ran! Con questa sciacquetta poi… Davvero non me lo sarei mai aspettato da te, Shinichi!
Shinichi stava per ribattere e porre fine all’equivoco, ma una Shiho alquanto alterata fu più veloce di lui.
- Come ti permetti? Chi sei tu per giudicare? Cosa ne sai, poi, tu… Di tutto ciò che è stato… Di tutto ciò che ha passato! - Vedo che la tua fidanzatina ti difende alla grande… - Ragazze, per favore! - Cosa ne sai di ciò che è successo??? Di cosa ha passato… Tu hai perso la tua migliore amica ma per lui Ran era molto di più! Era la ragazza che amava! Non hai proprio il diritto di dire niente! Io sono una sua amica e sto cercando di aiutarlo a superare questa fase, proprio come dovresti fare tu! Ma ho visto che sei solo capace a trinciare giudizi!
Shiho se ne andò a dir poco furibonda verso il suo banco e posò con forza lo zaino in terra, tenendosi la testa fra le mani.
- Bel caratterino, quella Miyano… - Sei tu che sei peggio di un serpente, Sonoko… Non c’è proprio niente fra me e Shiho e a dirla tutta non ero nemmeno sicuro di venire a scuola, oggi, proprio perché ero sicuro che mi avresti fatto una scenata simile. - Ti dimenticherai troppo presto di Ran, vedrai. - NON mi dimenticherò MAI di Ran, perché è la sola ragazza che abbia mai amato davvero e senza di lei la mia vita è vuota e triste e nessuna ragazza potrà MAI PIU’ occupare il posto di Ran nel mio cuore, OKAY??? - Sarà, ma è difficile crederti.
Sonoko andò a prendere posto al suo banco e Shinichi si sedette vicino a Shiho.
- Non darle peso, okay? È sempre stata un serpente… Shiho? - Scusa, stavi dicendo? - Dai, non vale la pena piangere per Sonoko! - Sì… Hai ragione!
Shiho si asciugò gli occhi con la manica della divisa scolastica, ma dentro di sé era come fatta a pezzi. Shinichi avrebbe sempre amato Ran. La amava ancora adesso, anche se non c’era più, anche se ormai era solo aria e non materia, l’avrebbe amata per sempre, sarebbe sempre stata l’unica donna della sua vita, non ci sarebbe mai stato più posto per nessun’altra. Solo quella mattina aveva capito quanto realmente le facesse male quella realtà, quanto le pesasse questo incameramento dei sentimenti di Shinichi. Non si era mai sentita rivale di Ran in vita, perché sapeva che non avrebbe mai potuto competere con lei. Ora che Ran era morta, era ancora tutto più difficile. Era triste perché aveva imparato a volere bene a Ran, e non avrebbe mai voluto farle del male, tantomeno da morta. Ma il cuore è un muscolo involontario che la mente umana non può controllare, e Shiho si era inconsapevolmente innamorata di Shinichi, anzi forse lo era già da molto tempo, ma non si era mai accorta di nulla. Forse non aveva voluto accorgersene.
I suoi pensieri furono interrotti dal professore di matematica che, con aria più truce del solito, si sedette alla cattedra, si posò gli occhiali sul naso e con la sua voce roca e nasale disse:
- Ragazzi, da oggi avete due nuovi compagni di classe, mi raccomando, trattateli bene. Si chiamano Keisuke e Miky Chidori, e vengono da Shimokita, in provincia di Aomori.
In classe fecero il loro ingresso un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi azzurri e una ragazza che gli assomigliava molto, dalle lunghe code bionde e gli azzurri anche lei.
A Shiho non sfuggì lo sguardo truce che Miky le lanciò prima di mettersi a sedere.
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